mercoledì 12 novembre 2014

Discorso del 4 novembre 2014



4 Novembre 2014
Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate

Quasi cento anni fa, per l’esattezza 96 anni fa, il 4 novembre 1918, aveva termine il 1° conflitto mondiale - la Grande Guerra - un evento che ha segnato in modo profondo e indelebile l'inizio del '900 e che ha determinato radicali mutamenti politici e sociali.

La data, che celebra la fine vittoriosa della guerra, commemora la firma dell'
armistizio con l'Impero austro-ungarico, siglato a Villa Giusti (Padova) ed è divenuta la giornata dedicata alle Forze Armate.

In questa giornata si intende ricordare, come noi oggi –con questa modesta ma significativa manifestazione- ricordiamo in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi.

Il 4 novembre, festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale, ricorre nella data in cui nel 1918 venne posta fine alla Prima Guerra Mondiale con la firma, appunto,  dell’armistizio di Villa Giusti, che sanciva la vittoria dell’esercito italiano sull’impero austro-ungarico, divenuto nemico dopo un repentino cambio di alleanze, all'ingresso nel conflitto il 24 maggio 1915. 
La firma arrivò dopo la battaglia di Vittorio Veneto, combattuta dal 24 al 31 ottobre, a cui seguì la ritirata delle truppe austriache fino alla firma dell’armistizio.
In questi ultimi giorni di combattimenti fra feriti, morti e prigionieri, rimasero sul campo quasi 60 mila uomini, che si andarono a sommare ai caduti durante i 4 anni di conflitto, costati al solo esercito italiano oltre 500 mila vittime. 
La vittoria, seppur sancita ufficialmente dalla resa del nemico, lasciava alle sue spalle una scia di sangue e morti e inoltre  moltissimi reduci di guerra, che all'indomani della fine del conflitto si trovarono a dover fronteggiare il ritorno alla vita civile, senza lavoro, spesso menomati dai combattimenti e segnati dagli anni passati al fronte. 
L’armistizio, preceduto da due giorni di preparazione, fu sottoscritto il 3 novembre dal comandante del VI Corpo d’Armata austro-ungarico, generale Weber Von Webenau, e dal generale Pietro Badoglio,  Maresciallo Generale del Regno d’Italia. 
Il giorno successivo, il 4 novembre, la fine dei combattimenti e la resa degli austriaci veniva comunicata a tutte le forze armate dal capo di Stato Maggiore Armando Vittorio Diaz, che rilasciò in quella data il bollettino di guerra n. 1268, che celebrava la vittoria Italiana su quello che veniva definito uno dei più "potenti eserciti del mondo".
Queste furono le parole che il Capo di Stato Maggiore DIAZ  rivolse a tutte le forze armate:
La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, Duce Supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte 51 divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una ceco-slovacca ed un reggimento americano, contro 73 divisioni austo-ungariche, è finita.
La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV armata, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria.
Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
Nella pianura, Sua Altezza Reale il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.
Il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Diaz, con le seguenti parole terminava il suo comunicato.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.
Dopo che altre migliaia di soldati austriaci si arresero e che le truppe italiane raggiunsero Udine, Cividale, Palmanova, Aquileia, entrò in vigore l’armistizio.
Era la fine della Prima guerra mondiale in Italia.
Nell’ultima offensiva, la battaglia di Vittorio Veneto, gli italiani persero circa 34.000 uomini tra morti, feriti e dispersi. 1.800 furono le perdite britanniche, quasi 600 quelle francesi, circa 30.000 i morti austriaci, oltre 426.000 i prigionieri.
I combattimenti sul Grappa terminarono senza vinti né vincitori, il forzamento del Piave fu condotto con bravura ed efficacia e determinò il collasso dell’esercito austro-ungarico.
 Vittorio Veneto costituisce la giusta conclusione di una guerra di logoramento. Il maggiore merito di Diaz non fu l’efficacia della manovra di sfondamento, ma di avere portato l’esercito italiano, alla battaglia ultima, in condizioni decisamente migliori di quelle del nemico.
Nel 1918 l’Esercito italiano raggiunse il più alto livello di forza e risultati della sua storia, come organizzazione, addestramento e comando.
Passano anni, decenni, ma non passa il dolore per tante vite umane strappate agli affetti dei loro cari, dall’assurdità della guerra.
Questo perché, quel dolore, quel sacrificio, quelle sofferenze non possono essere voltate come una pagina di un libro.
Quel dolore, quelle tragedie rappresentano un patrimonio di straordinaria ricchezza per ciascuno di noi, affinché nella vita di ogni giorno e nella vita delle istituzioni, si possano preservare e rinvigorire l’eroismo, il sacrificio e l’amore per la patria.
Siamo qui perché crediamo che la libertà e la democrazia vadano difese anche attraverso la conoscenza della storia della patria e mediante l’onore che va tributato alla memoria di tante vite umane che hanno reso possibile, con il loro sacrificio, la nascita dell’Italia Repubblicana; unita, libera e solidale.
Per rendere la nostra Italia Repubblicana unita, libera e solidale si sono sacrificati e sono caduti, come già detto, molti uomini in armi, ed è proprio per questo che oggi celebriamo anche la festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale.

E’ l’occasione, nel giorno ad esse dedicato, per testimoniare loro i nostri sentimenti di gratitudine, affetto, sincero apprezzamento e riconoscenza per ciò che hanno fatto allora, anche con il sacrificio della vita, e per quello che continuano a fare, con professionalità, dedizione e lealtà, al servizio della Nazione e in teatri di crisi all’Estero.

Le Forze Armate sono, infatti, oggi impegnate in più aree del mondo per
difendere i valori universali di libertà e democrazia e garantire condizioni di sicurezza e pacifica convivenza delle popolazioni civili.
E questo inestimabile patrimonio che, ogni anno, in occasione del quattro novembre, rievochiamo, abbiamo il dovere di trasmetterlo alle
generazioni più giovani, perché possano comprendere che nei momenti di maggiore difficoltà la pace e l’unità sono le fondamenta su cui costruire nuove prospettive.

E’ soprattutto nei momenti difficili, quale quello che attualmente stiamo vivendo, che la coesione istituzionale e sociale rappresenta il valore da perseguire prioritariamente per affrontare e superare una delle fasi più critiche e delicate della storia della nostra Italia Repubblicana.

Concludendo, oggi siamo qui per ricordare e rendere omaggio a quanti, civili e militari, hanno sacrificato la vita per la Patria e per difendere alti ideali di pace, libertà e sicurezza, anche in missioni estere.
Oggi siamo qui per riaffermare e consolidare i valori fondanti dello Stato, sanciti dalla nostra Costituzione, che devono ispirare la nostra condotta per il perseguimento del bene comune.

Una ricorrenza come quella di oggi deve essere una occasione di studio, di riflessione, di confronto … altrimenti il passato rischia di non aiutarci a comprendere il significato del presente e del nostro ruolo di adulti, di giovani, di politici, di educatori, di responsabili dell’ora presente.

Il nostro paese, il paese Italia, ha bisogno di ciascuno di noi. A noi, uomini, donne e giovani di questo nostro tempo, la responsabilità di costruire un mondo di pace e di servire ed amare il nostro tricolore, la nostra Italia, la nostra amata Patria, con tutto il nostro cuore e con tutte le nostre forze.

Solo così onoreremo e ringrazieremo degnamente i caduti di tutte le guerre e quanti, in armi o in servizio civile, ogni giorno, danno se stessi in difesa della libertà, della democrazia, della Patria.

Vi ringrazio, ringrazio le Associazioni presenti, gli alunni della scuola e i docenti, il nostro parroco Don Giovanni Tagliaferro, ringrazio la Polizia di Stato che in rappresentanza ha autorizzato la presenza dell’assessore Mucci Mario, agente di P.S. in servizio nella città di Campobasso,  ringrazio l’Arma dei Carabinieri, in particolare  i militari della Stazione e della Compagnia di San Bartolomeo in Galdo, con i rispettivi comandanti, che svolgono il loro servizio -con efficienza ed efficacia- sul nostro territorio di loro competenza. Infine ringrazio tutti voi cittadini che avete onorato con la vostra presenza questa modesta ma significativa cerimonia.
                                                             Viva l’Italia, Via le Forze Armate.

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